Dopo il caso di Robinhood, tutto sembra diventato un gioco
Se la tecnologia ha permesso di rendere accessibili a tutti le attività più impensabili, è vero anche che ha semplificato alcuni aspetti della nostra vita tanto da renderli quasi giocosi, divertenti e allettanti, quando fino a poco tempo fa magari li ritenevamo noiosi. È il caso del mondo degli investimenti che si è spostato sempre di più dalle banche alle piattaforme online, ed è stato poi pompato anche grazie all’arrivo delle criptovalute che incuriosendo molti, ha portato ad interessarsi a questo mondo e di conseguenza al mondo dell’economia e della finanza.
Col passare del tempo, anche le app per investimenti si sono man mano diffuse, permettendo di investire anche piccole quantità di denaro, come anche solo 5 euro. Tutto ciò ha contagiato anche le nuove generazioni, stimolandole ad investire.
Tuttavia le cose corrono in fretta, e anche i classici investimenti diventano alla portata di tutti, grazie ad app come Robinhood che è divenuta famosa, soprattutto recentemente, per il caso Gamestop dove piccoli investitori sono riusciti a far schizzare verso l’alto il valore delle azioni dell’azienda di videogiochi, ormai considerata in declino, prima che le principali piattaforme di trading bloccassero ulteriori acquisti del titolo.
Robinhood è un’app americana, non ancora disponibile in Europa, che si è diffusa capillarmente tra gli investitori amatoriali soprattutto per via dell’assenza di commissioni e di limiti minimi di investimento, garantendo così di poter ottenere azioni anche con pochi dollari. C’è da dire però che l’app non è del tutto nuova: è nata infatti nel 2013, ma si è diffusa largamente nell’ultimo periodo forse proprio grazie al lockdown che garantendo maggior tempo libero da trascorrere a casa, ha fatto interessare maggiori investitori.
Nonostante la semplificazione e l’agevolazione di alcuni meccanismi possa permettere a tutti di accedere al mondo degli investimenti, il risvolto della medaglia, a detta di molti, è la cosiddetta “gamification” del mercato azionario, ossia di renderlo troppo “giocoso”, come fosse una sorta di videogioco, complice il fatto di un’interfaccia grafica accattivante e coinvolgente che dà al contempo, l’aria di avere a che fare con un social.
Le conseguenze nel sottovalutare i rischi sono quindi quelli della perdita di eccessive quantità di denaro, a cui spesso sono seguite reazioni psicologiche estreme, come casi di suicidio.
C’è da dire che oggigiorno, tutti i giovani e giovanissimi hanno in mano uno smartphone da cui possono accedere ad ogni tipologia di app, di conseguenza sono ampiamente soggetti a tutti i rischi che l’avere a disposizione strumenti potenti, usati senza consapevolezza, possa comportare; non solo per sé stessi, ma anche per gli altri: si pensi ai casi in cui i figli utilizzano la carta di credito dei genitori senza che ne siano a conoscenza, per esempio.
Ciononostante, anche gli adulti non sono esenti da rischi, così come potremmo non esserlo qualora affidassimo gli investimenti alle Intelligenze Artificiali: saranno più affidabili delle persone o oppure più rischiose? Difficile dare una risposta netta.
In definitiva, gli investimenti alla portata di tutti possono essere un’ottima occasione per accrescere il proprio patrimonio, ma non bisogna farsi prendere la mano dall’idea di diventare ricchi il più velocemente possibile, sennò si rischia di creare più danni rispetto a quando si è partiti. In più, sarebbe bene limitare la possibilità di operare investimenti importanti da parte di persone troppo giovani finché non saranno in grado di capirne la portata dei rischi. Per loro, sarebbe opportuno investire piccole somme, stabilendo a monte le perdite massime, in modo da fargli comprendere lo strumento senza incorrere in spiacevoli conseguenze.
C’è tuttavia un’altra questione: piccoli investitori amatoriali (consapevolmente o meno) possono quindi influenzare il mercato finanziario a discapito delle aspettative dei grossi investitori? Lo scenario apre sicuramente a pro e contro, poiché se da una parte ci può essere una democratizzazione finanziaria in cui non sono più i grandi investitori a farla da padrone; al contrario, se la finanza diventa come un meme o un video virale, dove ci si muove quasi per istinto, gli esiti potrebbero essere sconvolgenti, un po’ come una fake news che diviene realtà solo perché è la più diffusa.