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Brainscan

Un horror dimenticato negli anni ’90

Rispolverando il mondo dei vecchi horror anni ’90, mi è balzato alla mente Brainscan, un film del 1994 diretto da John Flynn in cui abbiamo come protagonista Edward Furlong, qualche anno dopo l’esordio in Terminator 2.

Passato per lo più in sordina, Brainscan era uno di quei film che poteva capitare di vedere durante ‘Notte Horror’, la rubrica di Italia 1 che andava in onda d’estate in seconda serata, in cui si susseguivano una serie di horror ogni settimana.

Seppur non appartenga ai classici, rimane comunque un film degno di nota. E se paragonato a certi horror odierni, la convinzione che si tratti di un film ancora oggi pienamente godibile, si fa ancora più marcata.

Trama

La storia è quella di Michael Bower (interpretato da Edward Furlong), un ragazzo abbandonato a sé stesso. Dopo un incidente stradale in cui rimase orfano di madre, trascorre la sua vita in modo molto solitario, se non per la compagnia del suo migliore amico Kyle. Il padre è sempre impegnato per lavoro, e lui tornato da scuola passa così la maggior parte del tempo appartato in casa tra videogiochi e tecnologia.

Quando il suo amico Kyle gli parla dell’uscita di un nuovo videogioco horror che si presenta in grado di coinvolgere così bene il giocatore da rendere l’esperienza realistica, Michael decide di ordinarlo, anche se molto scettico delle reali capacità, avendo sperimentato in precedenza già ogni tipo di gioco con le stesse aspettative.

Non appena inizia una partita a Brainscan, Michael si ritrova in prima persona nei panni di un assassino, percependo tutta l’esperienza come reale. Così conclusa la prima parte del gioco ne rimane estasiato e si isola ancora di più per portare avanti la partita. Tuttavia i risvolti sono tutt’altro che allegri: la polizia inizia ad indagare su un nuovo omicidio le cui dinamiche sembrano proprio quelle ripercorse durante la partita di Michael a Brainscan.

Sconvolto dall’accaduto, Michael è costretto a completare il gioco per non essere accusato di omicidio, dovendo però eliminare i testimoni oculari rimasti sotto la complicità e la guida del demone Trickster che appare dal gioco e non gli dà via di scampo.

Cosa può piacere del film?

Sicuramente l’ambientazione e lo stato d’animo di Michael. Gli scenari cupi e malinconici, la stanza di Michael piena di tecnologia richiamano le vicissitudini di molti giovani che al ritorno da scuola si rinchiudono nella loro stanza per svagarsi dalle problematiche personali.

La scuola viene vista come il dovere mattutino, in cui molti si possono identificare. Quanti ragazzi in quegli anni scolastici non vedono l’ora di tornare a casa perché sempre immersi nei propri pensieri e problemi, con la testa altrove cercando un minimo di fuga nei propri hobby, ma anche nei pochi amici sinceri con cui condividere i pomeriggi.

Il club dell’horror a scuola è una forma di svago e di condivisione. È un modo per evadere, ma è anche un modo per creare coesione attraverso un interesse comune, in un mondo in cui si è isolati da tutto. A tutti piace condividere una passione, ma anche questa passione viene interrotta dal Preside bacchettone che è non apprezza i film horror.

Michael si rinchiude in sé stesso e nel suo mondo fatto di film, videogiochi e tecnologia. Situazione tipica di molti giovani che vivono il post-scuola tra i loro pensieri e hobby. Nonostante tutto però, Michael sembra vivere in una ‘famiglia’ di classe media a parte i problemi personali, e non è del tutto abbandonato a sé stesso, avendo l’amico Kyle.

L’amicizia tra Michael e Kyle è l’unica cosa positiva. Kyle è il suo migliore amico con cui condivide passioni e tempo. E attraverso l’esperienza di Brainscan scoprirà quanto conta la loro amicizia.

Perché merita ancora oggi?

Brainscan è un horror, che però incrocia il genere thriller e la fantascienza. Demonizza un po’ il mondo videoludico anche se non direttamente. Dato che nei primi anni ’90 c’erano ancora parecchi pregiudizi sui videogiochi e li si riteneva spesso e volentieri responsabili di fenomeni di violenza.

Michael si sente solo come molti giovani abbandonati a sé stessi. La mancanza di stimoli porta alla ricerca di emozioni forti. In questo, Brainscan è quasi una metafora della droga che crea dipendenza. L’unico appiglio in questa perenne abulia è il suo amico Kyle, ma quando anche questa certezza scompare, Michael si trova completamente perso nella sua pazzia.

La colonna sonora con il tema principale al pianoforte rimane in testa e si adatta perfettamente alle atmosfere cupe del film. Assieme alle altre tracce metal che fanno sempre il loro dovere in questo genere di film.

Cosa stona?

Forse l’unica cosa che stona nel contesto horror è la figura di Trickster che appare un po’ troppo un personaggio da film fantastico, ma ovviamente è coerente con quegli anni in cui i mostri erano i protagonisti dell’horror. Anche se in questo contesto, più legato alla fantascienza e al thriller potrebbe sembrare fuori contesto, seppur il personaggio sia piacevole, e ricorda un Freddy Krueger un po’ metallaro. Ciò che però rende la cosa accettabile è il fatto che Trickster appartenga ad un mondo allucinatorio che quindi può dare spazio ad ogni tipo di rappresentazione.

Brainscan potrebbe far saltare alla mente il più recente Stay Alive. Un film horror sui videogiochi, ma che presenta notevoli difetti di coerenza e di coinvolgimento che non lo rendono nemmeno lontanamente paragonabile.

Memorabile l’assistente vocale Igor!

Dan Brokenhouse

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