Prospettive filosofiche sull’evoluzione umana e sul miglioramento tecnologico

Il postumanesimo mette in discussione l’identità umana, mentre il transumanesimo si occupa di sfruttare la tecnologia per migliorare le capacità umane.

Per quanto riguarda i concetti futuristici e la tecnologia, questi due termini hanno suscitato interesse. Entrambi sostengono che la tecnologia potrebbe superare alcune barriere, ma hanno idee diverse su cosa comporterebbe questo futuro tecnologico. Una prospettiva filosofica nota come postumanesimo mette in discussione le nozioni accettate su cosa significhi essere umani. Al contrario, il transumanesimo enfatizza il modo in cui potremmo utilizzare la tecnologia per aumentare il nostro potenziale. La comprensione di queste distinzioni può permettervi di vedere le possibilità future per la vostra vita. Ma cosa sono esattamente il transumanesimo e il postumanesimo?

Il postumanesimo

Come spiegato qui, il postumanesimo è un’idea filosofica che mette in discussione la comprensione tradizionale dell’esistenza umana e della natura. Implica che l’evoluzione umana potrebbe non essere limitata ai limiti biologici, ma potrebbe anche comprendere i progressi della scienza, della tecnologia e della cultura.

Questo movimento multidisciplinare è composto da pensatori provenienti da diverse discipline, tra cui la scienza, la letteratura, la musica e la filosofia.

L’idea che le persone non siano entità immutabili con un’essenza intrinseca o un sé primario è uno dei principi fondamentali del postumanesimo. Il postumanesimo percepisce piuttosto l’evoluzione delle cose nel corso del tempo, come risultato di influenze esterne.

Per esempio, siamo già stati influenzati dalla tecnologia e dalla multimedialità, dato che oggi un gran numero di individui ha una vita digitale significativa.

Un’altra sfaccettatura del pensiero postumanista prevede che, in termini di intelligenza, gli esseri umani non siano più soli. Il famoso transumanista Ray Kurzweil ha previsto l’emergere di macchine superintelligenti, che per prime avranno capacità cognitive superiori a quelle umane.

Inoltre, il postumanesimo solleva preoccupazioni etiche sull’uso della tecnologia per far progredire le capacità umane. Pone la questione morale: È eticamente accettabile alterare la nostra biologia o combinarci con la tecnologia per migliorare?

Il termine stimola quindi conversazioni su temi come il biohacking, l’editing genetico e l’intelligenza artificiale.

Origini del postumanesimo

Il postumanesimo ha origini complesse che risalgono a centinaia di anni fa e a diversi movimenti intellettuali e filosofici. L’esistenzialismo, un’importante scuola di pensiero che nel XX secolo ha messo in discussione le idee convenzionali sulla vita e sull’identità umana, è stato uno dei suoi primi precursori.

Esistenzialisti come Jean-Paul Sartre e Friedrich Nietzsche hanno criticato concetti come la natura o l’essenza umana prestabilita e hanno enfatizzato l’autonomia personale e l’autocreazione.

I progressi tecnologici, come la cibernetica, che ha iniziato a prendere forma a metà del XX secolo, hanno avuto un impatto sul postumanesimo. Aspetti dello studio cibernetico dell’interazione uomo-macchina e del sistema informativo possono essere osservati nel pensiero transumanista di oggi.

I filosofi francesi Gilles Deleuze e Félix Guattari, che hanno presentato la loro idea di “divenire-animale” in A Thousand Plateaus (1980), hanno dato un contributo significativo.

Essi hanno promosso l’idea che le relazioni con altre entità, piuttosto che la sola biologia, stabiliscono l’identità umana e sfumano i confini tra uomini, animali e tecnologia.

Anche gli autori di fantascienza, come Isaac Asimov con le sue storie di robot e William Gibson con i suoi libri sull’intelligenza artificiale avanzata, hanno svolto un ruolo significativo nella divulgazione dei concetti postumanisti. Gli scenari basati sulla scienza, in cui gli individui si integrano perfettamente con la tecnologia o si trasformano completamente in altre entità, sono stati a lungo oggetto di immaginazione da parte di questo genere.

Il termine postumanesimo si è diffuso solo negli anni Novanta, grazie a studiose come Donna Haraway e Katherine Hayles.

Nel suo saggio del 1985 A Cyborg Manifesto, Haraway ha sostenuto una concezione femminista dei cyborg, vedendoli come simboli in grado di resistere alle norme di genere tradizionali e di esibire l’ibridazione. Questa commistione deriva dalla fusione dei corpi con le macchine.

Hayles ha analizzato come la tecnologia abbia alterato la nostra soggettività. Si è soffermata sul nuovo Internet di allora, dove potevamo muovere la mente oltre che le dita. Nel suo libro del 1999, How We Became Posthuman, ha spinto per una ridefinizione del significato di essere umano, sostenendo che le nostre interazioni con le macchine ci definiscono sempre di più nell’era digitale.

Per distinguersi dai punti di vista umanistici tradizionali, il postumanesimo presenta alcune caratteristiche distintive che affrontano un’ampia e complessa gamma di problematiche intellettuali, culturali ed etiche.

Innanzitutto, il postumanesimo sfida l’idea che l’umanesimo tradizionale si basi su un’essenza o un’identità umana statica. Mette in discussione l’idea che la composizione biologica di una persona sia l’unico fattore che la definisce ed esamina i modi in cui la tecnologia e i cambiamenti culturali possono aiutarla a superare questi vincoli.

In secondo luogo, il postumanesimo riconosce l’interdipendenza e la connettività delle persone con gli animali, le macchine e gli ecosistemi, oltre che con gli altri esseri umani. In altre parole, l’esistenza comprende qualcosa di più della semplice esistenza umana.

Questo potrebbe essere definito il terzo aspetto “tecnologico”. I postumanisti ipotizzano che la tecnologia avrà un ruolo importante nell’evoluzione futura della nostra specie e sono interessati a capire come essa influisca su chi siamo come individui e sulla nostra percezione del mondo. Alcuni auspicano tecnologie “transumane” che potrebbero migliorare le capacità fisiche o cognitive di una persona.

Chiedersi se certi interventi tecnologici sugli esseri umani possano essere morali è un altro aspetto dell’etica. Tra gli esempi vi sono la sostenibilità ambientale, visti gli effetti di alcune tecnologie in via di sviluppo sugli ecosistemi, le questioni riguardanti la giustizia sociale in merito all’accesso alle nuove tecnologie e l’autonomia del corpo.

L’insieme di queste quattro caratteristiche ha l’effetto complessivo di far sì che il postumanesimo metta in discussione la nostra comprensione di ciò che significa essere “umani” in questo specifico momento in cui il nostro rapporto con la tecnologia è cambiato così drasticamente, ricordandoci al contempo (come se fosse necessario) quanto siano già strettamente connessi tutti gli esseri viventi sulla Terra.

Il transumanesimo

Il transumanesimo è una filosofia che mira a potenziare le facoltà umane e a trascendere i vincoli umani attraverso l’uso delle moderne tecnologie.

L’obiettivo del movimento è aiutare gli esseri umani a diventare più intelligenti, fisicamente più forti e psicologicamente più resistenti, utilizzando i progressi dell’ingegneria genetica, delle neuroscienze, della tecnologia cyborg e dell’intelligenza artificiale.

Il prolungamento della vita è una delle principali priorità. I suoi sostenitori cercano di eliminare l’invecchiamento utilizzando trattamenti in grado di fermare, rallentare o addirittura invertire il processo di invecchiamento. I ricercatori stanno studiando trattamenti come la medicina rigenerativa e l’allungamento dei telomeri.

Un altro aspetto è il potenziamento cognitivo. Le interfacce cervello-computer (BCI) hanno il potenziale per migliorare l’intelligenza umana in diverse aree, tra cui la memoria, l’apprendimento e la funzione cognitiva generale. Potrebbero anche facilitare l’interazione delle persone con i sistemi di intelligenza artificiale.

L’obiettivo finale del progetto Neuralink di Elon Musk è quello di creare impianti che permettano all’uomo e all’IA di coesistere in modo simbiotico.

L’idea di aumentare le capacità fisiche al di là di ciò che è naturalmente possibile è un altro esempio di ciò che suggeriscono i transumanisti. Questo potrebbe includere arti protesici più forti di quelli fatti interamente di ossa e carne.

Potrebbero essere inclusi anche gli esoscheletri, che migliorano la forza e la resistenza integrando la muscolatura biologica anziché sostituirla, e sono realizzati per uso militare o per altri lavori fisicamente impegnativi.

Tutti i transumanisti hanno una visione positiva di questo futuro tecnologicamente avanzato, ritenendo che consentirà a ciascuno di noi di raggiungere il proprio massimo potenziale e di apportare benefici alla società nel suo complesso.

Le origini del transumanesimo

Il transumanesimo affonda le sue radici in una serie di movimenti intellettuali e culturali storici. Sebbene il biologo Julian Huxley abbia usato per la prima volta il termine nel 1957, i principi del pensiero transumanista si stavano evolvendo da tempo.

Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo è emerso il concetto di eugenetica, che ha avuto un impatto significativo sul transumanesimo.

Gli eugenisti promuovevano l’idea di aumentare le qualità umane nel tentativo di migliorare l’umanità attraverso la sterilizzazione e la riproduzione selettiva. Sebbene oggi sia per lo più ignorata perché legata ad attività discriminatorie, ha contribuito al dibattito sul potenziamento umano.

I concetti transumanisti sono stati anche molto diffusi dalla letteratura di fantascienza. Il futuro immaginato da autori come Isaac Asimov e Arthur C. Clarke comprendeva individui tecnologicamente avanzati che superavano i limiti biologici o raggiungevano la superintelligenza.

L’uso di scritti di intellettuali come FM-2030 (Fereidoun M. Esfandiary) per promuovere teorie transumaniste che abbracciano la tecnologia per estendere la vita umana e raggiungere una profonda trasformazione personale al di là di ciò che è convenzionalmente considerato “umano” è iniziato alla fine del XX secolo.

Nel suo libro del 2005 The Singularity Is Near, Ray Kurzweil ha sviluppato questi concetti e ha sostenuto che i progressi tecnologici avrebbero portato alla “singolarità”, ovvero al momento in cui l’intelligenza artificiale supererà quella umana e modificherà drasticamente la società.

Nel complesso, l’eugenetica, i progressi tecnologici e le rappresentazioni di società future da parte degli scrittori di fantascienza sono tra le influenze scientifiche, filosofiche e letterarie che hanno plasmato la nostra concezione di diventare più di noi stessi. Queste idee sono state definite transumanesimo.

Il transumanesimo è un movimento filosofico e intellettuale che si differenzia dalle ideologie precedenti per numerosi aspetti importanti. Innanzitutto, sostiene l’applicazione di tecnologie all’avanguardia per migliorare il potenziale umano.

L’idea è che le limitazioni biologiche alle prestazioni fisiche, mentali e psicologiche, compreso l’invecchiamento, possano essere superate con il progresso della tecnologia. I transumanisti ritengono che, anziché essere determinato dalla natura, questo dovrebbe essere una questione di scelta personale.

In secondo luogo, il transumanesimo ha uno sguardo rivolto al futuro. Immagina un mondo in cui i progressi scientifici e tecnologici permetteranno all’umanità di trascendere i limiti imposti dalla sua attuale biologia. I temi preferiti da questa visione del mondo sono l’estensione della vita, il potenziamento cognitivo e l’integrazione delle macchine con gli esseri umani.

In terzo luogo, si sottolinea il possesso di prove a sostegno delle affermazioni; in questo caso, la ragione viene privilegiata rispetto al dogma o al ragionamento basato sulla fede.

Qualsiasi raccomandazione su come la tecnologia potrebbe essere usata dagli esseri umani per migliorare se stessi dovrebbe essere basata sulla ricerca empirica. Quando gli scienziati collaborano con filosofi e altri esperti, possono guidare efficacemente la società in questo campo così impegnativo.

Infine, le questioni etiche giocano un ruolo cruciale nel discorso transumanista. L’equità nell’accesso ai miglioramenti, i potenziali effetti dell’aumento dell’intelligenza o della superintelligenza artificiale sulle strutture sociali e le strategie per mitigare i rischi associati alle conseguenze involontarie o all’uso improprio sono argomenti di discussione tipici di questo tipo di discorso.

Allora, qual è la differenza?

Pur essendo molto diversi, il postumanesimo e il transumanesimo sono entrambi favorevoli al miglioramento tecnologico degli esseri umani.

Il postumanesimo mette in discussione le nozioni convenzionali sul significato di essere umano. Si chiede se i limiti dell’umanità possano essere superati e se ci sia qualcosa in noi che ci rende inadatti alla sopravvivenza.

Inoltre, i postumanisti sostengono che per comprendere le relazioni tra la nostra specie e gli altri esseri viventi, sia tecnologici che ecologici, che coesistono nel nostro ambiente, dobbiamo adottare una definizione più ampia di ciò che significa essere umani.

D’altra parte, il transumanesimo è più pragmatico. Sebbene abbia anche alcune preoccupazioni di tipo postumanista, il suo obiettivo principale è quello di utilizzare tecnologie all’avanguardia, come l’ingegneria genetica e l’intelligenza artificiale, per migliorare l’intelligenza e le capacità fisiche dell’uomo al di là di ciò che è naturalmente raggiungibile.

Secondo la teoria transumanista, gli esseri umani finiranno per fondersi con le macchine, non solo per curiosità, ma anche per prolungare la loro vita, migliorare le loro prestazioni e, forse, sviluppare una superintelligenza.

In breve, il motivo per cui i due movimenti vengono talvolta accostati è che entrambi ci sfidano a pensare a un futuro che vada oltre il semplice “più persone” o “una migliore assistenza sanitaria”.

La differenza filosofica fondamentale tra queste due ideologie è che il transumanesimo è aperto all’impiego della tecnologia per migliorare le capacità umane, mentre il postumanesimo mette in discussione la nozione di essenza umana immutabile.

Si tratta di scegliere tra una completa reinvenzione del modo in cui gli esseri umani interagiscono con il mondo esterno e alcune applicazioni tecnologiche utili per migliorare se stessi.

Nonostante le differenze, entrambi i movimenti evidenziano l’influenza significativa che la tecnologia sta avendo sulla nostra specie. Piuttosto che accettare semplicemente i cambiamenti che potrebbero verificarsi, ci incoraggiano a impegnarci attivamente nella creazione del nostro futuro.

I concetti espressi dal postumanesimo e dal transumanesimo diventeranno probabilmente sempre più significativi nelle discussioni riguardanti la politica, l’etica e il futuro corso della ricerca scientifica. Ci costringono a considerare con attenzione sia il futuro che vogliamo costruire sia l’essenza dell’umanità in un’epoca di progresso tecnologico esponenziale.

In definitiva, questi movimenti ci ricordano il valore di un’attenta interazione con la tecnologia, indipendentemente dalla propria inclinazione verso le teorie transumaniste o postumaniste. Dobbiamo affrontare questi cambiamenti con una riflessione severa, una contemplazione etica e una dedizione alla creazione di un futuro che sia vantaggioso per tutta l’umanità, dal momento che siamo sull’orlo di scoperte potenzialmente rivoluzionarie.