Ha già venduto circa 1 milione di sterline di opere d’arte

Ai-Da, il cui nome è un omaggio alla pioniera della matematica Ada Lovelace, crea disegni, dipinti e sculture, oltre a interagire con il pubblico come performance artist. Aidan Meller, il gallerista che ha creato questo androide, la vede sia come artista individuale che come opera d’arte concettuale.

Ai-Da crea le sue immagini scansionando una persona o un oggetto tramite le sue telecamere. L’intelligenza artificiale invia messaggi al suo braccio robotico, consentendole di fare disegni astratti che assomigliano a costellazioni. Questi vengono poi utilizzati come opere d’arte finite o usati per produrre un contorno per le sue sculture e dipinti dandoli in pasto a reti neurali aggiuntive. Ogni pezzo è unico, e i canali che hanno condotto alla sua realizzazione vengono rimossi in seguito in modo che non possano essere duplicati.

Ai-Da può produrre un nuovo pezzo ogni 45 minuti. Inoltre, le sue sculture sono stampate in 3D in cera e fuse in bronzo dopo essere state prodotte dai suoi schizzi da un informatico (non accreditato) in Svezia. Aidan Gomez dell’Università di Oxford inserisce le coordinate dei disegni sul piano cartesiano e le passa attraverso un’altra rete neurale per creare dipinti astratti, che vengono poi completati da Suzie Emery, una vera pittrice umana.

Nel 2019, ha disegnato per la prima volta all’Università di Oxford, tenendo una matita in una mano robotica e disegnando sulla base di ciò che poteva vedere con gli occhi della sua telecamera, con algoritmi di I.A. che le fornivano gli input.

Ai-Da painting

Nel 2021 ha dipinto il suo primo autoritratto e a Venezia hanno debuttato i suoi primi dipinti, creati con una vera tavolozza d’artista e un nuovo braccio per dipingere all’avanguardia, esattamente come le sue controparti umane. Il fulcro della mostra era Ai-Da che dipingeva dal vivo durante la settimana del vernissage, creando quattro ritratti. C’è poi anche una nuova serie di autoritratti con gli occhi chiusi dell’artista robot: le tele alte due metri e mezzo dovrebbero ricordare agli spettatori che la tecnologia è cieca e può essere pericolosa se usata con noncuranza; esse si basano sulle immagini del secondo girone dell’Inferno di Dante, dove egli conforta i ciechi.

Anche Flowers on the banks of the Lethe, che ha trasformato gli scarabocchi generati dall’algoritmo di Ai-Da in fiori stampati in 3D, sarà in mostra. L’opera si ispira ai primi lavori di Alan Turing sull’intelligenza artificiale, che riteneva essere “qualcosa come la qualità sgradevole dei fiori artificiali” ma che ci avrebbe “aiutato molto a scoprire come pensiamo noi stessi”.

Ai-Da ha già venduto circa 1 milione di sterline di opere d’arte.

Non possiamo considerare questo robot completamente un artista poiché le sue opere devono essere completate da mani umane o con l’intervento umano. Inoltre, la sua arte non viene da un’idea, un concetto, ma è il risultato degli input intorno a lei. Tuttavia, ancora una volta sorge la stessa domanda: l’A.I. sarà in grado di riprodurre la creatività? Dipende. Possiamo sicuramente fare in modo che un robot riproduca tecniche già utilizzate da altri artisti o possiamo fare in modo che un robot crei immagini utilizzando tecniche casuali o un mix di esse ma possiamo chiamarla arte senza un’idea o un sentimento da comunicare?

Fonte artnet.com